UNO DEI TANTI FINALI POSSIBILI
UNO DEI TANTI FINALI POSSIBILI
di Marcus L. Nolde
… personaggio, trama… o prima la trama e poi il personaggio? bel problema! le cose vanno di pari passo! (nota: sono cazzi! fine nota)… risolvo il problema: mi servo di una bozza di un racconto che ho già scritto, uno di quelli che fanno ampiamente cagare, non che gli altri siano meglio! ma tanto non li legge nessuno, e a me chemmifrega!… ambientazione: festa di piazza, in un paesino che sarebbe meglio se non ci fosse, tutto intorno solo nutrie e montarozzi di letame fumante che gronda liquame, il posto da dove chiunque abbia un poco di cervello dovrebbe scappare… non perdo altro tempo, e inizio con la pessima narrazione…
… la musica è scadente, di una tristezza mortificante; organetto, fisarmonica e mandolino! un terzetto che da almeno venti minuti sta frantumando i coglioni al protagonista di questo disgraziatissimo racconto… più al centro, sul palco (quantunque chiamarlo palco sia una parola grossa! infatti lo hanno messo insieme con una ventina di cassette di frutta e vi hanno posato sopra delle assi da ponteggio) v'è una coppia di saltimbanchi, due idioti con tanto di patentino da idioti, il loro intento è di far ridere; poveri noi!… uno è in piedi, avvicina le labbra al collo di una bottiglia, fa finta di bere, e lo fa anche male! finalmente termina di bere, guarda il pubblico, soddisfatto, solleva la bottiglia, la pone in bella mostra, la porta ancora più in alto, la agita; mah?! il suo compagno, l'altro demente, è a terra, sdraiato su un fianco; che cazzo ci faccia in quella posizione non lo saprei proprio dire! ma andiamo avanti: mio malgrado mi trovo tra il pubblico, qualcuno mi potrebbe chiedere perché io mi trovi qui, e domandarmi se non abbia niente di meglio da fare in questo cazzo di pomeriggio di questa domenica infame… ancora un attimo di pazienza! gli direi, tra poco, mia bella testina, capirai il perché della mia presenza in questa merdosa piazzetta ad assistere a questo penoso spettacolo… il tizio che ho vicino mi rivolge la parola sebbene io non gliene abbia dato motivo; non è forse chiaro a costui che dal mio fare non sono uno che ama il chiacchiericcio? ho forse dato l'impressione di essere il tipo di persona cui si può dare confidenza?… non molla, si avvicina ancora di più, persino mi sorride! che sfacciato! lui, come se me ne fregasse qualcosa, mi dice: è una parodia… ah, sì! esclamo, e gli domando, è una parodia di che? ma non gli lascio il tempo di rispondere ed esprimo il mio autorevole giudizio, è una parodia di merda! ecco quello che è!… quell'altro insiste, forse non ha capito che cosa ho detto, e continua: è la parodia di un vincitore di un gran premio di automobilismo!… ah, allora il premio è grande, non è piccolo! fanculo, speravo di più! (lo so, è una battuta del cazzo; posso fare meglio, ma vi avevo anche avvertito che il racconto non sarebbe stato un granché)… finalmente l'uomo comprende dal mio sconclusionato discorso che non è aria e si allontana; sono contento, contento di essermelo levato dai coglioni! mi sforzo, poco in verità, a pensare quale possa essere il titolo di tale pessima rappresentazione, 1a possibilità: il pelo di babilonia, 2a possibilità: cranio canino, 3a possibilità: triplice follia stronza… credo che non sia nessuno di questi tre; forse più avanti mi informerò se ce ne sarà il tempo, anche se la cosa non è che mi interessi molto… davanti a me vi è una signora con in testa un gran cappello con le piume, è bassa, pienotta, indossa un vestitino leggero, mi viene voglia di toccarle la chiappa destra, pare soda, è invitante… la signora con in testa il gran cappello con le piume si volta e mi dice: sono davvero divertenti!… non ci vedo più dallo sdegno e le do una manata sul culo… porco! villano! mi fa quella, è evidente che non ha gradito, e si allontana… e anche questa me la sono levata dai coglioni, e fanno due!… mi faccio largo tra la folla, un paio di gomitate, pesto anche i piedi a qualcuno. finalmente arrivo fin sotto il palco… ci siamo! mi dico, ora inizia il bello! ora ci sarà da divertirsi!… estraggo la mia pistola e, bang! sparo a quello che è in piedi e che tiene la bottiglia in mano; il rumore è stato forte; tutti si sono spaventati, molti si sono gettati a terra; alcuni strisciano come vermi tentando di allontanarsi in cerca della salvezza, qualcuno, più coraggioso degli altri, si alza in piedi e fugge; finalmente il saltimbanco molla la presa e la bottiglia cade a terra, scrash! esplode in mille pezzi, mille frammenti di vetro che sul tavolato del palchetto galleggiano tra la schiuma! il guitto è bianco in volto, paralizzato, lentamente si rianima, si guarda la mano, non quella che reggeva la bottiglia, l'altra, quella che mi ha messo davanti quando stavo per sparare, di certo con l'intenzione di parare il colpo; ah, che idiota! la allontana, la avvicina, la guarda ancora, la mostra al pubblico, ma il pubblico non guarda perché è ancora con la faccia a terra; la sua mano ha un buco nel mezzo, si vede attraverso; ah che spettacolo! ah la mia che splendida mira! ma potrei anche fare meglio, per esempio ora potrei sparare di nuovo e piantargli un buco in fronte, solo che difficilmente si vedrebbe dall'altra parte, almeno non credo, e poi non sono qui per questo… mormorio, qualcuno del pubblico si alza in piedi... cazzo fate? stronzi! dico ad alta voce, poi sparo un altro colpo e, scrank! mando in frantumi una vetrina che è sull'altro lato della piazza; tutti sono di nuovo a terra… così ci siamo! continuo con voce più pacata, è così che si fa, bravi bambini!… qualcuno singhiozza; un altro bestemmia; un altro ancora prega… zitti! porca di quella puttana! non vedete che qui c'è qualcuno che sta lavorando?… ora sono tutti in silenzio, un religioso silenzio… musica! faccio al trio; e quelli si guardano stupiti… alzo la pistola, dito sul grilletto, e la punto loro contro; adesso hanno capito, e iniziano a suonare… più allegro! voglio sentire qualcosa di più allegro, porca troia! li incito, non la rottura di coglioni che avete suonato fino ad adesso!… eseguono; ora il ritmo è più veloce, la musichetta che dovrebbe essere frizzantina è, invece, sempre più angosciosa. sbagliano le note, ogni quattro ne mancano tre, un gran casino! è chiaro che hanno paura, paura che svuoti loro addosso l'intero caricatore; l'idea, in verità, mi viene, ma mi trattengo… giunge in piazza a sirene spiegate una volante della polizia; qualcuno deve avere telefonato e averli avvertiti; ne scendono in quattro, pistole in pugno… getti la pistola! mi dice uno che pare essere il capo; mi fa piacere che mi abbia dato del lei e non del tu, almeno è una persona educata!… mi volto verso di loro e domando: che volete?… getti la pistola! ripete quello; è chiaro che sebbene sia una personcina a modo, di fantasia non deve averne molta!... io non ci penso nemmeno di gettare la pistola sul lastricato di questa piazza schifosa sporca di sputi e tappezzata di cicche di sigarette, la mia pistola nuova! e la infilo alla cintura dei calzoni, stando bene attento a non tirare il grilletto e a spararmi nei coglioni… i poliziotti si avvicinano… in ginocchio! a terra! mi ordinano; bene! almeno hanno cambiato frase!… ma manco per il cazzo! rispondo, non sono venuto qui per inginocchiarmi e pregare… in ginocchio!… ancora?! dico io, ma allora non ci siamo capiti… sto per far loro notare quanto il loro vocabolario sia limitato ma non faccio in tempo ad aprire bocca; tre di loro mi sono addosso e mi gettano a terra, mentre il quarto mi tiene sotto tiro; manette! mi sollevano senza grazia; sono un po' brutali; uno mi toglie la pistola… ehi, stai attento! gli dico, è nuova nuova!… mi cacciano a viva forza dentro la volante, ci avviamo; il viaggio è di mio gusto: a tutta velocità e a sirene spiegate. in un battibaleno giungiamo al posto di polizia; mi hanno fatto accomodare, proprio così hanno detto, in una cella di sicurezza, il posto in fondo è accogliente! ho visto di peggio! attendo, e intanto mi dico che qualcosa succederà; non si fa vivo nessuno per una buona mezzora, devono essere tutti in pausa caffè, immagino… finalmente la porta si apre ed entra una giovane ragazza in gonna e giacchetta… chi cazzo sarà mai? mi chiedo io, però con una così ci farei volentieri un giro… perché ha sparato a quell'uomo? mi chiede la giovinotta senza nemmeno prima salutare… un po' di cortesia e di buona educazione non guasterebbe, e che cazzo! penso io… perché ha sparato al saltimbanco?… mi rendo conto che anche questa ha il vocabolario limitato, o forse è soltanto non in vena di fare conversazione… allora? mi incalza… è semplice! le rispondo, l'ho fatto perché avevo bisogno di uno spunto… spunto per cosa?… per scrivere una storia, e che cazzo! è mai possibile che tutti quanti voi siate così ottusi?! ora le spiego, ho trovato una bellissima immagine che raffigurava una mano con un buco nel mezzo, ma purtroppo non si vedeva dall'altra parte, ma sotto la pelle vi era qualcosa che somigliava a un foglio di carta, allora mi sono detto perché non sparare a qualcuno così da fargli un bel buco nel palmo della mano e poi vedere che cosa succede in seguito, così da poter scrivere una storia, una bella storia; ed ecco il risultato! questa è la storia cui io e lei stiamo prendendo parte… è questa sarebbe la storia? mi domanda la fichetta, vuole dirmi che io e lei in questo momento stiamo facendo parte della storia?… mia cara signorina poliziotta, per scrivere ci vuole il sangue, non basta avere l'ispirazione, quella è sufficiente per scrivere le stronzate che si leggono oggi… e per curiosità, quale sarebbe la storia?… ma allora non ha capito! io ho sparato a quel tizio perché volevo incontrarla, perché dovevo incontrarla! almeno questo era l'intento dell'autore del racconto… incontrare me? ma se nemmeno mi conosce! e poi, che cosa c'entra l'autore di questo racconto?… lasci stare! è una storia lunga e per certi versi anche triste; l'importante è che ci siamo incontrati e che ora ci conosciamo, appare lampante!… bene! dice lei, apparendo soddisfatta, l'inizio di questo suo racconto abbiamo capito com'è, c'è lei che vede un disegno e ne trae ispirazione, e per avere un maggiore riscontro visivo decide di sparare a un povero disgraziato che sta recitando su un palco… ci tengo a precisare che non era un granché come attore!… questo non ha importanza… ha importanza, eccome! se lasciassimo sempre fare non so dove andremmo a finire!… bene! e la storia come continua?… che io e lei ci innamoriamo, ci sposiamo, e abbiamo tanti bambini; una tranquilla e lunga vita insieme! ah, ci tengo a precisare che ho un affare in mezzo alle gambe che è un pennello, roba da leccarsi i baffi, anche se è meglio che le donne i baffi non li abbiano!… lei, con aria di mezzo disgusto non dà troppo peso alla mia recente rivelazione e dice: non credo proprio che le cose andranno così, pennello o non pennello! lo scenario mi appare alquanto improbabile; ma mi dica, per curiosità, e se al mio posto fosse venuto a interrogarla un mio collega uomo?… sarebbe stato lo stesso, rispondo, la storia sarebbe andata avanti con lui, figli esclusi, ovviamente! ci saremmo cacciati la lingua in bocca, toccati un poco nelle parti intime, roba da froci, insomma! poi quello avrebbe aperto la porta e saremmo scappati insieme, tenendoci per mano, entrambi con le minchie dure; non crede che questo sia possibile?… non credo proprio!… non crede che io abbia la minchia dura? e perché allora non si avvicina? su! venga! non sia timida. tasti! tasti!… il gonfiore sotto la patta dei miei calzoni si è fatto imponente, oserei dire preoccupante, sebbene non ci sia nulla da temere… la giovane donna è attratta irresistibilmente da me, mi si avvicina, iniziamo a baciarci teneramente… io, sebbene le manette mi impediscano di manovrare a dovere, le tocco delicatamente il seno, roba piccola purtroppo! avrei preferito ritrovarmi a tastare qualcosa di più consistente… lei mugola di piacere, le sollevo la gonna, lei, con un rapido movimento, mi toglie le manette, ora la posso abbracciare, stringere, le nostre lingue si incontrano di nuovo, le passo una mano dietro e le abbasso le mutandine; sono rosa, avrei immaginato un altro colore! si siede sul tavolo, allarga le gambe, è chiaro che vuole che io mi dia da fare! procedo... ma questo è solo uno dei tanti finali possibili, quello che ha scelto quella testa di carciofo dell'autore. altri ve ne potrebbero essere: potrei appiccare un bell'incendio all'interno del posto di polizia; lingue di fuoco che avvolgono le pareti, fumo, un caldo soffocante, tutti che urlano, che corrono, che cercano di mettersi in salvo, un gran casino, insomma, e io che approfitto del trambusto per darmi alla fuga, beffando i poliziotti; ah che ridere! ah che bella immagine! oppure la potrei gettare sul drammatico: impiccarmi alle sbarre della cella in cui mi hanno rinchiuso, non che la cosa mi garbi molto, ma un suicidio è sempre un bel finale a effetto, su questo non ci sono cazzi! e se invece a qualcuno venisse la bella idea di rinchiudermi in un manicomio? anche se si dovrebbe dire centro di salute mentale, detto così pare molto più grazioso! forse incontrerei persone interessanti: un giulio cesare, un napoleone. avrei la compagnia di tanti altri rincoglioniti come me, mi bombarderebbero di tranquillanti che giorno dopo giorno arriverebbero a fottermi il cervello in maniera definitiva… mettetela come vi pare; io mi sono rotto il cazzo di questo racconto. il finale sceglietelo voi!