Cecylia - I personaggi di Nolde - da Non è come sembra, inserito in Tre racconti secsi
Entro in casa, chiamo Halina ad alta voce, nessuna risposta. Non c'è. Che sia uscita? Il camion della nettezza urbana staziona davanti alla mia abitazione facendo un casino infernale. Mi rivolgo educatamente ai netturbini dicendo loro di andarsene affanculo; ma quelli non mi rispondono. Maleducati! Entro. Chiudo la porta; il rumore s'attenua. Sono in ingresso. Poso la valigetta al solito posto: sul mobiletto in finto stile Luigi XV. Vado in cucina. Chiamo ancora più forte: HALINA. Eh, niente. È proprio uscita! E dove minchia è andata mia moglie? La borsetta... c'è la sua borsetta sul tavolo, e senza la borsetta non va da nessuna parte, pertanto dev'essere in casa, per forza! Apro il frigorifero. Afferro un succo di frutta, STAP, il tappo a corona che salta. GLU, GLU, fresco, buono, alla pera! Lo lascio qui, lo finisco dopo. Abbandono la cucina. Salgo le scale, sono al piano di sopra. Percorro il corridoio, m'accorgo che la porta del bagno è socchiusa. Sento un rumore, uno scroscio d'acqua. Ecco dov'è finita!, mi dico. È in bagno! Entro in bagno. Sono subito investito dal vapore. Mi si appannano gli occhiali, vedo a fatica. Riesco, però, a distinguere Halina, è inginocchiata davanti alla vasca, indossa l'accappatoio rosa a fiori, il suo preferito. L'accappatoio le scende lasciandole mezza schiena scoperta. 'Orca di quella puttana!, il tubo della doccia!, esclamo a denti stretti, poi mi rivolgo a Halina, scusandomi le dico che mi sono ancora dimenticato di quel maledetto tubo, e le prometto che oggi andrò a comprarlo. Non ho risposta. Capisco che non mi ha sentito entrare. La saluto alzando il volume della voce. Lei solleva leggermente la testa; capisco che questa volta mi ha sentito. Di sicuro in questo momento Halina si starà chiedendo che cosa ci faccio in casa, e infatti, mentre alza la mano destra in segno di saluto, mi domanda: ˗ Ma che cosa ci fai qua dentro? Questo è almeno quanto mi pare di capire: la voce è coperta dal rumore dell'acqua. Le rispondo dandole la bella notizia: che sono tornato a casa prima per via di un evento speciale, perché oggi ho chiuso un grosso contratto e che mi spetta una ricca provvigione. Poi continuo: le dico che dobbiamo festeggiare e che andiamo a pranzo fuori. Lei, con voce soffocata, mi risponde che ha quasi finito di lavarsi i capelli e mi fa un altro gesto con la mano; ma questa volta non mi sembra che sia proprio un segno di saluto, in verità mi pare di capire che voglia dirmi di abbandonare il bagno e di andarmene gentilmente fuori dai coglioni. ˗ Bene! ˗ le rispondo. ˗ Io intanto vado a cambiarmi... ˗ e poi ancora, ci tengo a precisare: ˗ Fritto misto di pesce e prosecchino ghiacciato. Eh, che ne pensi? Ti va come programmino? Non mi risponde. Mi muovo, ma subito mi blocco, come folgorato sulla via di Damasco. L'occhio mi cade sul fondoschiena di Halina coperto dall'accappatoio. Arretro. Guardo con maggiore attenzione le morbide curve. Mi abbasso, lentamente. Con due dita afferro il lembo dell'accappatoio. Lo sollevo. Com'era facile intuire non ha nulla sotto, nemmeno uno striminzito perizoma. Il pensiero mi torna a ieri sera; inevitabile il paragone tra i due culi, quello di Halina e quello di proprietà del travestito part-time... devo purtroppo riconoscere che quello di lui era fatto meglio. Che stranezza della natura! Ma questo appartiene a una donna, ad Halina, e tutto quanto ne consegue. Lei risponde alla mia azione: si muove, si agita, si inarca con la schiena. SGRUNT, SGRUNT, emette suoni disarticolati, di sicuro è eccitata come me e dimostra di apprezzare la situazione che si è creata, di aver gradito la mia intraprendenza. Che voglia che io la prenda così, in questa posizione? È possibile, certo. Strano ma possibile; mai abbiamo fatto una cosa simile, nemmeno quando eravamo fidanzati. Lei si muove di scatto, forse manca la presa sul bordo, e scivola finendo con la testa quasi sul fondo della vasca. Halina cerca di risollevarsi, a fatica, dimenandosi come un cane barboncino. Io faccio due passi indietro e ne approfitto per rimirare nuovamente. In tono galante inizio a farle i complimenti: le dico che ha proprio un bel culo, bello pienotto, e le rifilo una leggera pacca sulla chiappa destra. Lei ha un guizzo, scodinzola. Capisco che gradisce e pertanto calo di nuovo la mano, ma questa volta trattenendola più a lungo sulla parte interessata, e massaggiando con energia. Poi mi sposto verso l'interno, allungo un dito e risalgo verticalmente affondandolo nella sua umida intimità. Halina solleva il braccio, con il gomito si puntella sul bordo della vasca, toglie la testa da sotto lo scroscio d'acqua e si volta verso di me, con i capelli bagnati, spiaccicati sul viso. ˗ Mario, ma sei scemo?! Ma perché non te ne vai un po' affanculo? ˗ questo è quanto mi pare di capire: l'ultima parola non giunge ben chiara al mio orecchio. Comprendo che è incazzata come una biscia. Sono perplesso: in un primo tempo mi era sembrato che le piacesse. Mah, vai a capire le donne! ˗ Va bene, ho capito, ˗ le dico io, anche se non ho capito.