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Ognuno ha la corrispondenza che si merita 3

Tratto da la raccolta Ognuno ha la corrispondenza che si merita, a cura di Marcus L. Nolde.

13 Maggio 2018, Lucio Frigio scrive:


Caro Sig. Nolde, le tue indicazioni sulla probabile collocazione della famosa Quarta Stagione delle avventure di Salgari, famoso spadaccino intronato, si sono rivelate esatte. Infatti, recatomi nell'Area 51 da te indicata, con un volo diplomatico speciale Milano-Gallarate-Samarcanda-Cincinnati (Ohio) sono andato e tornato in giornata, con la sola spesa di un biglietto A/R della MM2 linea verde della splendida ATM milanese. Quivi giunto, sepolto in uno scatolone fra l'Arca dell'Alleanza e la spada di Longino, ho rinvenuto la mitica Quarta stagione. Ti dirò di più: il DVD stava sotto una meravigliosa biografia della mamma del "Manz'Aless", al secolo donna Giulia Beccaria, (libro mai letto, ovviamente) scritto da una tua esimia collega, tale Marta Boneschi, con interessantissimo apparato iconografico sui Beccaria/Verri/Manzoni, ma con un titolo da far rabbrividire: Quel che il cuore sapeva, degno del celebre Va' dove ti porta il cuore della "Tamarra". Tutti da ricoverare a Cardiologia, la conclusione è evidente! Da tale pregevole scritto si apprende che Giulia, la mamma di Alex, era una vivace ragazzina, forse la vera ispirazione di Nabokov per la sua Lolita, dato che lui non se ne intendeva molto di Lolite, essendo di suo uno più avvezzo ai lepidotteri. Pietro Manzoni, il presunto papà di Alex, che era per quei tempi un vecchione di ben quarantacinque anni suonati, di piccola nobiltà e di ancor più scarso peculio, accettò di sposare la Giulia-Lolita, allora sedicenne, che i Beccaria (upper class rispetto al paria Manzoni) volevano sbolognare gratis e con mini-dote pur di togliersi dai piedi quella piccola peste birichina. Pietro accettò, anche perché si sarebbe legato a una famiglia blasonata (i Beccaria erano Marchesi, non piccoli conti di periferia come lui), e in tal modo avrebbe potuto aspirare a ricoprire l'incarico di Ragioniere Capo presso il Comune di Milano. E la piccola ma avvenente Lolita? Non era pane per un aspirante ragioniere, no di certo! Infatti il vero padre di Alex fu Giovanni Verri, (lo sapevano perfino i verdurai del mercato di Casale Monferrato), il quale era un intellettuale, non per nulla i suoi fratelli avevano un gabinetto culturale: La Società dei Pugni, ed editavano una gazzetta periodica socio-politica dall'aromatico nome Il Caffè, stampata, mi pare ma posso anche sbagliare, dalle Edizioni della Goccia di Casale sempre nel Monferrato; ma quel che conta in verità era che i Verri, oltre che Marchesi (anche loro!), avevano vaste tenute agricole, che allevavano maiali, da cui il nomen "Verri", oltre a frumento, granoturco, gorgonzola, e soprattutto producevano un vino eccezionale a dir poco. E tutto questo dove? Fra Monza e Lissone, dove a quel tempo era tutto un bosco e campagna. I nobili milanesi, quelli più ricchi, non quelli pieni di debiti e con le pezze al culo, vi passavano l'estate, al fresco; altro che Maldive o Seychelles! Nel mese di Giugno partivano, la mattina non troppo sul presto, da Milano, con comode carrozze e ricche salmerie e, operando un solo cambio di cavalli alla Bettola (esiste tuttora, ma vivacchia, perché con i nuovi ferri cinesi al tungsteno i cavalli fanno anche cento chilometri), dopo aver percorso l'asse Loreto/viale Monza/ Sesto/Cinisello, entravano a Monza da porta Teodolinda e si trovavano in un paradiso agreste, fra lo sciabordio del Lambro e lo sfondo del Resegone. Chiamali pirla! Cosa ci vuoi fare, caro Marco, i tempi corrono, come dice Ennio Doris, banchiere, e socio del Berlusca. N.B.: i Verri vendevano anche floricultura e piante da frutto e da giardino, fra cui la temibile robinia, che ha impestato tutta Italia, importata dalle Americhe dal Marchese, aridaje! Robin, e diffusa (indovina!) dal solito Alex dal suo buen retiro del Caleotto, a Lecco. I Verri, inoltre, vendettero le barbatelle del loro prodigioso vitigno ai marchesi, aridaje ancora!, di Fontanafredda, i quali le posero a dimora all'interno dei loro poderi a Barolo, dove si acclimatarono alla perfezione. Ergo, Monza ha dato due grandi contributi all'umanità, ossia il più bel libro del '900 per romantici erotomani: Lolita, e il mitico vino Barolo. Altro che Château Lafite del cavolo!

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