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Estratto Babele N.12 - cap. 7°, incipit


Capitolo settimo

Arrivo in paese. "BAR".



Giunse in paese.

Volse lo sguardo intorno. Da principio gli apparvero po­che case dai muri sbiaditi e dagli intonaci sbeccati, un abi­tato di grande tristezza, non un negozio, un'officina, so­lo povere e malandate abitazioni.

Si chiese come vivessero da quelle parti, che cosa faces­sero il sabato sera per divertirsi, di che campassero. L'uo­mo del capannone gli aveva detto che in passato metà pae­se lavorava per lui, ma l'azienda era oramai chiusa, e da un momento all'altro sarebbe saltata per aria.

Enzo si era dimenticato di chiedergli se sarebbe stato un unico e devastante botto oppure piccole esplosioni in se­quenza. Si augurò che non si decidesse a farlo quella not­te, meglio ancora se avesse rinunciato del tutto al suo propo­sito! In fondo, l'aveva trovato simpatico, con quello stra­no basco rosso in testa.

Passò sotto un arco e giunse in una via più larga rispetto alle altre. Pensò fosse la strada principale, quella che ta­gliava in due il paese.

Dovette ricredersi, non era come gli era parso in un pri­mo tempo, un posto sperso in mezzo al nulla, due casci­ne, quattro vacche e la montagnola di letame in centro al corti­le. Alcuni edifici erano anche di tre piani, e considerò che per un borgo rurale fosse una ragguardevole altezza. Conti­nuava, però, a non vedere negozi, o almeno nulla che si po­tesse chiamare tale, solo malconce abitazioni.

L'impianto d'illuminazione lasciava a desiderare. Lam­pioni di altezza spropositata emanavano pallidi barlumi che a stento raggiungevano il marciapiede.

Proseguendo, giunse in un tratto dove la luce era più in­tensa. Il chiarore si allungava sulla strada, attraverso una ampia vetrina.

Alzò gli occhi. Da un ferro conficcato nel muro, pende­va un'insegna al neon, la lesse. Vi era scritto "BAR", solo bar, nessun nome di fantasia. Era probabile che il gestore del locale di fantasia non dovesse averne fuor di misura, ma Enzo pensò che avrebbe potuto sforzarsi, e trovare un no­me più accattivante, che rimanesse impresso nella me­moria degli avventori e richiamasse altra clientela; ma po­teva an­che essere che fosse l'unico esercizio pubblico del paese e che simili artifici non si rendessero necessari o, ad­dirittura, fossero poco graditi.

Attraverso il vetro sbirciò l'interno e notò una strana commistione tra antico e moderno, per nulla invitante. Un tizio dietro al bancone, di sicuro il proprietario; di avvento­ri non ve ne erano.

Sarebbe entrato e avrebbe ordinato, tanto per non fare il portoghese. Avrebbe chiesto informazioni, domandato della esistenza in paese o negli immediati dintorni, di un locale in cui fosse possibile calmare l'appetito, e l'indicazione di un albergo o di una qualunque altra decorosa soluzione di asilo per la notte.

Appena entrato, salutò:

˗ Buonasera.


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