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Paralipomeni sull'ecdotica dell'allitterazione


Paralipomeni sull'ecdotica dell'allitterazione

Considerazioni ermeneutiche sulla poesia manzoniana e altri argomenti di scarso interesse

di Lucio Frigio e Marcus Nolde

Non datevi pena se il titolo, all'inizio, appaia inintelligibile: non se ne comprenderà il significato nemmeno in seguito, così come non l'hanno inteso gli stessi autori.

˗ Uno scrittore?

˗ Senza dubbio!

˗ Un poeta?

˗ Mah... parliamone, don Lisander.

˗ Gli applausi sono il sale per uno scrittore.

˗ E il pepe?

˗ Il pepe al culo!, che altro?

Procedo ramingo e svagato, ruminando i pensieri miei.

Un colpo con la punta della scarpa, una fulminea zampata a uno scatolotto di sottile lamierino, con etichetta oramai scolorita, in stile anni '60. Sequenza decrescente di chiassosi rimbalzi, tre soli, in verità; tempo addietro avrei fatto meglio, ma sono soddisfatto tuttavia, e seguito oltre, spavaldo, fronte alta e sguardo al cielo azzurrognolo e sgombro di nubi.

Il caldo comincia a farsi sentire, ed esterno il mio disappunto con colorite, gialle, verdi, rosse, blu, imprecazioni... mi esprimo con affanno, e sbavo ansimando come un cane di grossa taglia e di abbondante pelosità. Sebbene nessuno sia nei dintorni, ci tengo a nascondere il mio stato d'imbarazzo, è una cosa che voglio fare più che altro per me, per salvare il decoro della mia modesta persona, e pertanto prorompo in una serie di allegri fischi, gorgheggianti suoni celestiali, da muovere invidia a un lordo e sudato carrettiere. Mani in tasca, gratificante grattata a tutto l'apparato... per la cronaca: sono anni che non è più in attività.

Ammiro variopinti e fumiganti rifiuti al margine della strada, ammonticchiati ordinatamente... più avanti no, sono alla rinfusa.

˗ Più ordine, perbacco! Maleducati, villani! ˗ mi rivolgo ad alta voce all'inconsistente uditorio. ˗ Non c'è manco un cane per strada; sarà l'ora dell'aperitivo, che altro? ˗ riascolto le mie argute osservazioni e, al tempo stesso, mi rispondo.

Dal marciapiede, spazio con lo sguardo sulla strada: asfalto rabberciato, chiazzato di recenti geometrici rammendi, un taccone dietro l'altro, ormaie incavate, ampie quanto vasche da bagno.

˗ Viaggiare in auto potrebbe essere pericoloso, ˗ considero, ˗ ma a me che importa?, tanto io vado a piedi!

Libra nell'aria fetida un brandello di plastica lattescente, pare una colomba, invece è un volgarissimo sacchetto del supermercato. Se non altro, considero, non corro il rischio che questo implume essere svolazzante mi bombardi di escrementi sulla testa o, ancor peggio, su una manica della mia giacchetta nuova acquistata in svendita presso un magazzino vicino al fallimento, e con animo rincuorato proseguo ancora, sempre fischiettando; e pare che la qualità del suono migliori ogni minuto che passa... se queste non sono soddisfazioni?, perbacco!

Nuovo ammasso di pattume, la catasta è più imponente, mi sbarra il cammino.

Calo dalla banchina riservata a noi bistrattati pedoni, e calco il piede sulla strada. Aggiro il cumulo, con circospezione.

Sull'altra sponda, a terra, a ridosso di una recinzione che ha conosciuto tempi migliori, scorgo muoversi a scatti un cartoccio che immagino abbia dato accoglienza a scricchiolanti, dorate e oleaginose patatine. Leggo la scritta che è stampigliata sopra, in larghi caratteri policromi, originale e roboante: "PATATOSE", le mie supposizioni erano esatte.

Emergono dall'involucro un muso affilato, lunghi baffi cinerini, e occhietti vispi e scuri.

˗ Che hai da guardare?, civetta rimbambita! ˗ mi assale il ratto. ˗ Non hai mai visto fare colazione? Odio questa mancanza di riguardo: non sopporto che mi si fissi mentre mangio.

˗ Con le patatine? A quest'ora? Mi pare almeno singolare! ˗ osservo stupito.

˗ Perché, non si può? ˗ m'incalza ancora.

˗ De gustibus... ˗ inserisco un motto latino con l'intenzione di fare bella figura e di porre fine alla sconnessa conversazione.

˗ De gustibus?... ˗ pensieroso. ˗ Sei venuto fin qui in autobus?

˗ No, a piedi.

˗ Ah, mi pareva: la linea è stata soppressa.

˗ Non sapevo che la linea fosse stata soppressa?

˗ Lo dici con rammarico.

˗ In verità, m'importa poco.

˗ E perché?

˗ Credo di avertelo già detto: sono venuto a piedi.

˗ È vero, l'hai detto!

Il ratto comincia a declamare:


Ei fu.

Sparse le trecce morbide

sull'affannoso petto

siccome immobile, dato il mortal sospiro

stette la spoglia immobile

orba di tanto spiro

lenta le palme e rorida di morte

il bianco aspetto,

cessa il compianto unanime.

Tal della mesta immobile

era quaggiuso il fato

così percossa attonita

la terra al nunzio sta...


˗ Bello codesto sonetto! Roba tua? Tua la composizione? ˗ domando al ratto.

˗ Non è un sonetto! Comunque no, non è un parto del mio brillante ingegno.

˗ E di chi, allora?

˗ Di don Lisander...

˗ Non conosco. Chi è costui?

˗ ... titolo che gli fu dato nientemeno che dall'imperatore d'Austria.

˗ Perbacco, roba grossa! Da ricchi, da siori! Rimane il fatto che non lo conosco. È un curato?

˗ Quasi. Lo era.

˗ Morto?

˗ Stecchito!

˗ Mi spiace! Quando è successo?

˗ Tempo fa.

˗ Quando?

˗ In clima pre-risorgimentale.

˗ E in quali circostanze?

˗ Non da pugnace, e in una pre-historia di ogni possibile riscatto giacobino in Longobardia.

˗ Perbacco! Nientemeno che in Longobardia!, e dove si trova?

˗ Da dove ci troviamo noi, dietro l'angolo.

˗ Non fare l'ottuso.

˗ Preferiresti acuto?

˗ Purché non sia retto. Vai avanti.

˗ Lisander, il grande milanese...

˗ Ha già perduto il titolo di "don"?

˗ L'ha mantenuto; non stare in pensiero!

˗ È un attimo ritrovarsi in disgrazia di questi tempi.

˗ Ti do ragione; ma lasciami continuare.

˗ Non t'interrompo più, scusa!

˗ Il nostro don strologava di lamentose eroine già destinate alle preci claustrali...

˗ Uhm, storia triste! Quanta roba sprecata!

˗ ... immemore della sua coerente formazione brianzola, impartita da volonterosi padri somaschi e barnabiti, e poi rinforzata dalla frequentazione parigina con i migliori eredi del pensiero illuminista.

˗ Sempre più triste!

˗ Ne convengo. È proprio dei grandi pensatori veleggiare fra sincretismo e ortodossia, sfuggendo sia ai gorghi malefici del sanfedismo che alle lusinghe del libertinismo.

˗ Ci ho capito poco ma mi affascina il modo in cui parli.

˗ In verità mi sono capito poco anch'io, ma poiché sono ormai lanciato, continuo... ti dicevo, pochi suoi contemporanei furono capaci di assumere, con acuto spirito critico, la severità del pensiero calvinista, forse anche grazie alla deliziosa neo sposina Enrichetta e, in seguito, a rituffarsi rapidissimo, con tanto di lettera patente del Santo Padre, nel sacro alveo della fiumana cattolica, apostolica e, già che ci siamo, anche romana.

˗ Mi son perso!

˗ Ti ritroverai, stanne certo.

˗ Speriamo! Continua, ti prego!

˗ Il Manzoni celebrava con aulica sobrietà, ma sempre con sorvegliato buon gusto, le gesta controverse del mitico e appena defunto imperatore corso.

˗ Altro morto?!

˗ Non interrompere!

˗ Chiedo nuovamente scusa!

˗ Con quale lucida chiaroveggenza riusciva a ricostruire, su queste solide basi, non tanto e solo la grande tradizione culturale e letteraria italiana? Da quali luoghi riusciva a trarre questa linfa vitale che alimenterà il nostro Risorgimento?

˗ Boh, non saprei.

˗ Forse dalla migliore tradizione milanese, da quella nobile magione ereditata dall'affettuosa amicizia che lo legava a Carlo Imbonati?

˗ Potrebbe darsi.

˗ Oppure dalla non lontana Brusuglio, ormai luogo derelitto di un'insana periferia meneghina, ma allora serena residenza agreste da dove spargeva i semi della sua arguzia, uniti a quelli dell'albero di Robin, di cui si narra che Alessandro coltivò con amore la crescita della Urpflanze, che poi si sparse con vigore lungo tutto lo Stivale?

˗ Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.

˗ O dall'amatissima avita residenza del Caleotto, di cui tuttora i Lecchesi non vanno meno fieri dell'omonima Urfonderia e ferriera dei Falck, che poi fiorì e si espanse nelle ridenti campagne di Sesto San Giovanni... da dove trasse questa cornucopia di doni spirituali?

˗ Questa la so. Alessandro la distillò, ça va sans dire, "... dagli atri muscosi e dai fori cadenti...".

˗ Bene! Sono felice che tu mi segua! Ora, che gli atri abbiano a esser muscosi è fuor di dubbio, così come i fori siano cadenti o non lo siano affatto.

˗ Fuor di dubbio, appunto! Questo era noto a tutti gli spensierati liceali che fummo, e pure a quelli che sono e saranno.

˗ Liceali, appunto! E poiché hai sollevato la questione ti confiderò che la perfidia di taluno di noi si produceva, con un automatismo che Freud, altro grande esteta dell'allitterazione ermeneutica, definiva coazione a ripetere, nella seguente strofetta in coda al celebre verso manzoniano, curando che allora nessun orecchio professorale si aggirasse nei dintorni: Dagli atri muscosi e dai fori cadenti... / ti secchino il c***o i nostri accidenti... vorrei precisare, excusatio non petita, che tale scurrile quanto immancabile conclusione, non aveva a che fare con la malevolenza che talvolta si manifestava in noi studenti riguardo al grande lombardo, ma più per giovanile inverecondia che per vera acrimonia, verso quello stile che ci pareva a volte non adeguato alla sua impareggiabile ars poetica.

˗ Ah, no?

˗ No, non era, o perlomeno, lo era solo in parte, indotto dalla noia mortale causata dalla dura necessità di mandare a memoria la smisurata mole di simili lagnose filastrocche.

˗ Non me ne parlare! Lo ricordo ancora come un periodo molto difficile.

˗ Colpa che nessuno di noi attribuiva direttamente a don Lisander, ma alla stupidità gratuita dei docenti e dei programmi di allora, gentiliani, crociani... diciamo ministeriali.

˗ È inescusabile colpa, e non importa attribuirne a chicchessia la paternità.

˗ Colpa gravissima, inespiabile!, eppure così facilmente emendabile con un tratto di penna da parte di qualsiasi ministro, provveditore, funzionario di mezza tacca, che in lustri e decenni, secoli ed eoni si son passata la palla dell'eterna riforma scolastica.

˗ Ora mi rammento, e il mio pensiero va alle molte sciagurate eccellenze che si sono succedute sulla cattedra ministeriale in epoca democristiana.

˗ Fino al momento in cui è arrivato il Fiorentino, con la sua Buona Scuola.

˗ Non so se ridere o piangere

˗ Fa' quello che ti pare tanto, al punto in cui siamo arrivati, è lo stesso... però, lasciami dire, di là delle rassicuranti parole di qualche garrula ninfa ministeriale, come non ricordare che cosa sosteneva Nietzsche dei Fiorentini, cosa consigliava alla splendida ventenne Lou Andreas?, e se non bastasse, oltracciò, perbacco!, perfino Andreas-Salomé: "Guardati dai Fiorentini!". Pensiero comune a molta letteratura europea ottocentesca e, in genere, alla gran parte della sua borghesia, pur mezzanamente colta, dove la filosofia del Machiavelli, ritenuta erroneamente obliqua e incline a congiure e a tradimenti, era assimilata a tutta la cultura italiana del Rinascimento. Forse è voler forzare la preveggenza della cultura rispetto allo sviluppo reale dei rapporti di produzione, come ben argomentava Karl Marx, il grande studioso del pensiero liberale europeo. Pensiero peraltro condiviso dall'altro Marx, inteso come Groucho, e anche da Guy Debord nella sua "Società dello spettacolo"... sta di fatto che sul pericolo della chiacchiera vaneggiante e del fatuo atteggiamento da piccolo Cesare mussoliniano di cui il Fiorentino è reo ci si potrebbe dilungare oltre misura ma non mi pare questo il tempo e il luogo... pertanto ti chiederò, cortesemente, di accontentarti di un rapido riassunto pseudo-hegeliano, secondo la vulgata scolastica. Inizierò con la tesi.

˗ Sono pronto ad ascoltare la tesi.

˗ Millenaria egemonia, "culturale" e morale della Chiesa romana, ereditata dalla destra storica e poi democristiana.

˗ Vai avanti. Ti seguo con grande interesse.

˗ Antitesi: predominio, anche questo "culturale" e novecentesco del pensiero laico di sinistra...

˗ Ottima antitesi!

˗ Sintesi!

˗ La sintesi non può mancare!

˗ Futuro come continuazione del Passato... il giovane Matteo Holden, cresciuto come boy-scout negli ideali di lord Baden-Powell, poi come papa-boy di sacrestia, ma nello stesso tempo erede della tradizione comunista del PCI, PDS, DS, PD; a quando un'ulteriore semplificazione? Basta una sola "P", che sta a significare "partito", e basta!

˗ Sul fatto che sia "partito" non lo dubito, ma dove?

˗ Il dove non si sa... che poi tale "partito" possa oggi rappresentare la vivente sineddoche del Nuovo Rinascimento italiano, è alquanto improbabile: già se ne esce col dire che i perfidi italiani non l'hanno lasciato lavorare, come ancor oggi lo sostengono alcuni suoi illustri predecessori... chi non concorda stia comunque sereno. Rida e stia sereno! Ci penseranno loro, i nipoti di quel Renzo Tramaglino, prefigurato dal Manzoni come l'alba di un rinnovato spirito liberal-cattolico. Altro che il pessimismo delle magnifiche e progressive sorti che quel menagramo di Giacomino Leopardi intravedeva, come triste eredità dei lumi, e a cui il Manz-Aless pensiero prestava una sapida coloritura fideistica... ma forse la vera origine delle vicissitudini italiane, dal pre al post Risorgimento, dal pre al post Regno sabaudo, dal post dopoguerra, prima e seconda, con l'intermezzo di alcuni siparietti, si può riassumere in una considerazione di aritmetica elementare: l'ordine degli addendi e dei fattori non è sempre invariante rispetto agli esiti storici.

˗ Su questo punto mi trovi d'accordo.

˗ E chi se ne frega! Arriviamo al nocciolo della questione... così ad esempio, non è controverso che, ad onta delle apparenze, l'ovetto leopardiano del novantotto sia nato dopo, e non prima, della gallina manzoniana, nell'ottantacinque... L'avresti mai detto, tu, eterno italico liceale? Sono ben tredici anni di differenza, quasi una generazione!

˗ A dire il vero, non mi sono mai posto il problema.

˗ E hai fatto male, incosciente! Eppure quanto più arcaica ci appare oggi l'arretrata atmosfera del natio borgo selvaggio di Recanati, imbozzolato nella manomorta della provincia papale, rispetto alla dinamica del nost Milan che l'è semper un gran Milan, capitale non solo morale, con l'EXPO che più bella non si può!... ricapitoliamo: Leopardi visse trentanove anni... abbastanza? pochi? a me non paiono molti!, ma è dal confronto che si capisce il succo, è l'omega che fa la vera differenza: 1873 meno 1837, uguale a 36. Ovvero, Manzoni visse per altri trentasei anni dopo la dipartita dell'esile folletto recanatese. Altro che una generazione!

˗ Cambiò molto In Italia e in Europa!

˗ Oh, già! Il povero Leopardi, sostenne ben più ardua prova, se invecchiar non impetro, dell'esagerata longevità di Don Lisander... Giacomo fu afflitto da numerosi acciacchi, sempre in bolletta, cercando di schivare malelingue, falsi amici, odi preteschi; La mia filosofia è dispiaciuta ai preti, i quali e qui e in tutto il mondo, sotto un nome o sotto un altro, possono ancora e potranno eternamente tutto, da una impeccabile sua letterina.

˗ Ho leggiucchiato qualcosa...

˗ Cercò di scampare al colera; ma si abbuffava di gelati, di granite vagamente inquinate, e ciocco-latte, come rimedio apotropaico al querulo affetto del Ranieri. A fatica negli ultimi anni riuscì a scrivere ancora qualche verso, ma ci vedeva poco e la sua salute diventava sempre più precaria. Un po' di Ginestra e via. Obiit Leopardus, mentre gli ottantotto anni di Manzoni sono anche oggi una bella età, equivarrebbe attualmente a circa 110 anni.

˗ Invidiabile!

˗ Hai voglia a scrivere e riscrivere Fermo e Lucia, a sciacquare in Arno gli immortali fidanzatini brianzoli e a tirarli su freschi di bucato, pronti a essere imbanditi sugli amari deschi di sterminate generazioni di liceali, inchiodati ai loro banchi, e ingozzati come oche! C'è tutto il tempo per diventare un padre della patria, sui monumenti e nelle antologie scolastiche, perfino sulle banconote del massimo taglio della passata liretta. Te lo vedi Giacomino, che ti sorride, si fa per dire, da una banconota da cinquecento euro, o anche solo da una monetina da venti centesimi?

˗ Non ce lo vedo proprio!

˗ Come non sognare volonterosi ginnasiali intenti alla ben più pesante corvè dello Zibaldone, non le solite "pagine scelte" da Pinco Palla, ma l'edizione integrale! In confronto I Promessi sposi sono un breve racconto, anche senza contare le pagine.

˗ Mai contate!

˗ Dello Zibaldone basterebbe pesarne anche solo gli indici, vergati a mano da Leopardi senza l'aiuto del computer, che non sapeva usare. Un testo si può leggere ma anche pesare, il metodo era già noto agli Egizi. Si usa una leggera piuma della dea Maat, come faceva Anubi per pesare il cuore del defunto. Si vedrebbe facilmente che poche pagine leopardiane pesano molto di più dell'intera saga manzoniana.

˗ E allora, perché mi tiri in ballo questa dozzinale aritmetica?

˗ Prova a immaginare una diversa Italia, in uno dei numerosi universi paralleli, che potrebbero pacificamente convivere, secondo alcune avanzate, ma per ora non verificate, teorie quantistiche. Un'Italia in cui Leopardi fosse vissuto fino agli ottantotto anni di Manzoni, o anche meno, non esageriamo... intelligenti pauca, a Giacomino potevano bastare anche una cinquantina d'anni, dopo si tende a rincoglionire, stando alla comune esperienza dei senescenti.

˗ Molti sono rincoglioniti già da molto prima.

˗ Giusta osservazione!, ma vorrei sottoporre la tua attenzione a un'altra questione: immaginiamo invece che l'imperturbabile don Lisander ne avesse campati non diciamo i trentanove di Leopardi, ma, esageriamo, anche quarantacinque o più, per non porre limiti alla Divina Provvidenza di quel suo dio che atterra e suscita, che affanna e che, meno male!, consola... Non credi che un'Italia così sarebbe venuta su diversa? Un po' più dritta? Un pochino meno svaccata?

˗ E chi lo sa?

˗ I bersaglieri forse non si sarebbero fermati, subito dopo aver tirato qualche cannonata a Porta Pia, a brindare a tarallucci e vino con gli indomiti Svizzeri. Forse avrebbero proseguito, con poca fatica e qualche plauso fin dentro la Città Leonina, facendola finita, una buona volta, con queste beghe da pinzochere? Ma non per far danni sacrileghi, o vili affronti, Dio non voglia!, a Sua Santità Pio IX, di quel Dio suo Vicario in terra.

˗ Cannonate! Cannonate!

˗ Ma no, suvvia!, bastava così poco per dare una bella ripulita a Roma, senza costringere poi, circa un secolo e mezzo dopo, il solerte borgomastro a inventarsi improbabili miracoli, con l'aiuto dell'infaticabile presidentessa della Regione, reginetta laziale del sindacalismo full time... "Aho, c'han dato Roma, mo' se la magnamo tutta!"... bastava il buon Generale Cadorna, dai toni fermi ma gentili, propri dell'antica civiltà piemontese. Di seguito quanto si dissero:

˗ Ciareia, Santità, voglia accettare di essere mio graditissimo ospite a cena, stasera in Quirinale. Niente formalità fra noi, non stia a tirar fuori portantine e abiti di gala, venga pure così, con il suo bel completino bianco in fresco di lana, che le sta così bene e oltretutto la sfila un po'. Io stesso, in suo onore, indosserò solo la mimetica, senza spada, alamari e medaglie.

˗ Adunque, lei vorrebbe invitarmi, come ospite a casa mia?

˗ Nostra, casa nostra. Siamo tutti italiani, Santità. Il Quirinale, con tanto di corazzieri con in testa l'elmo di Scipio, sarà la casa di tutti gli Italiani. Lei qui sarà sempre ospite graditissimo. Dopo cena la Santità Vostra potrà dettare, a suo comodo le istruzioni per il trasloco.

˗ Quale trasloco? Non vorrà per caso intendere...

˗ Ma no, ma che dice! Santità lei vuole corbellarsi di me?! Ella disporrà a suo piacimento di Castel Gandolfo, eletta a Sede Inviolabile per sé e per i suoi successori, con piena indipendenza, diritto di transito e d'insegna, nonché orto, frutteto e annessi, con fornitura gratuita d'acqua e a suo tempo collegamento ferroviario diretto con San Pietro, con abbonamento gratuito per sé e per i suoi collaboratori... certo che potrà trasportare i suoi arredi, materassi, servitù, caudatari, camerlenghi , etc... no, Santità, la Pietà no, che pesa e poi si può rovinare a spostarla; le sarà garantita la proprietà, ma ce la lasci in comodato, a maggior gloria della cristianità, per la gioia di turisti paganti e devoti... Quadri?, ma sì certo, quanti ne vuole, beh magari non tutti, proprio tutti no, ma troveremo un accordo... libri, manoscritti, candelabri?, ma ci mancherebbe, è tutta roba sua, anche l'Archivio Segreto.

˗ Anche l'Obelisco? Quello grosso di Piazza San Pietro?

˗ Guardi che si rischia di danneggiarlo, Santità. Pensi alla fatica che ha fatto quel suo predecessore a rimetterlo in piedi. Ne prenda un altro, ce ne sono tanti, magari uno più piccolino, che così si risparmia anche un po' con la Gondrand... extraterritorialità?, ma no, Santità, non ci faccia questo sgarbo, siamo tutti Italiani, infine. Vedrà, a Castel Gandolfo ci starà da papa! Lei potrà perfino battere moneta, emettere valori postali e francobolli, come e meglio dei Cavalieri di Malta. Vedrà che, libero da problemi di gestione degli affari terreni, da tasse e da qualsiasi altro onere o tributo, ella potrà concentrarsi sul suo core business, che è poi la cura pastorale dell'umano gregge dalle Alpi al Lilibeo e, deo adiuvante, su tutto l'orbe terracqueo... allora l'aspetto stasera, porti anche la signora, cioè pardon, il suo Cameriere Segreto... Come dice? Non expedit? Suvvia, Santità, non vale la pena di litigare per così poco. Siam mica dei Vandali! A Torino lei ha dei veri amici, non solo Vittorio, ma anche la bela Rosin. Guardi che quell'ateo massone di Cavour non c'è più; qui mange du Pape en meurt, Santità.

˗ È andata davvero così?

˗ Più o meno: la breccia aperta il venti, pardon, XX Settembre ottocentosettanta aprì una ferita nel cuore della vecchia Italia sanfedista. Ci volle del tempo, ma poi si rimarginò nel ventinove con i Patti Lateranensi firmati da Sua Eccellenza Benito Mussolini e dal Cardinal Gasparri, forse bisnonno dell'attuale parlamentare.

˗ Parenti?

˗ Non saprei dirti. Certo è che la commemorazione dell'infausta ricorrenza fu rimossa, almeno nella coscienza dei bravi italiani. Ora si celebrano giubilei a pioggia, anche se da giubilare non ci sia gran che, di questi tempi... ma cerchiamo anche noi, nel nostro piccolo, di stare sereni.

˗ La fai facile, tu! C'è poco di che stare sereni; ma non ho capito una cosa...

˗ Quale?

˗ Il perché di tutta questa diarroica e dotta trattazione particolareggiata di argomenti di cui ho capito poco o niente.

˗ Non ti è chiaro?

˗ Neanche un po'; poche sono le cose di cui sono sicuro, e questa è una.

˗ Com'è possibile?, mi pare di essere stato più che cristallino.

˗ Lascia stare ogni riferimento all'Ariosto, alle fresche ombre, e all'onde cristalline; la trasparenza non è il tuo forte; mi dispiace, ma devo dirtelo.

˗ Te lo spiego di nuovo, questa volta in una forma più comprensibile, e che sia alla tua modesta portata: se Leopardi fosse vissuto quanto Manzoni, e viceversa, l'esercito dei liceali, passati attraverso ben tre secoli, sarebbero stati truppe scelte, e non marmaglia appartenente all'esercito di Francesco II di Borbone, conosciuto anche con il simpatico appellativo di Franceschiello e così ricordato dalla Storia, quella con esse maiuscola; o a una qualsiasi armata Brancaleone...

˗ Tutto qui? E Sua Santità? E il trasloco?

˗ Altra storia.


Nota: per volontà dei parenti degli autori non vi sarà un seguito.

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