top of page

La faccia di un maiale


La faccia di un maiale

di Marcus L. Nolde



È la vigilia di capodanno; schifo! e sono le otto di sera.

Non ho fame, ma so che più tardi mi verrà; è così che funzionano le cose! pertanto entrerò in un bar, berrò birra e m'ingozzerò con patatine ammuffite, tanto per dire che anch'io so apprezzare la vita mondana! che sono anch'io uno che ama le frivolezze! Purtroppo non c'è molta scelta, i locali sono quasi tutti chiusi, tre su quattro sono inchiodati, con le serrande mestamente abbassate! Eh, certo, tutti sono nelle loro case a prepararsi per il grande evento, 10, 9, 8... 3, 2, 1, auguri! Ma che cazzo avrete da festeggiare? mi chiedo... Baci e abbracci, di nuovo auguri, tanti auguri! Ah, che gioia! solo all'idea mi viene da vomitare! A ogni buon conto, mi dispiace dirvelo, e così distruggere così i vostri merdosi sogni di gloria, ma nell'anno nuovo rimarrete gli stronzi di sempre, fatti e finiti! È inutile che speriate in qualcosa di diverso, rassegnatevi! tanto non uscirete dalle vostre chiaviche! continuerete a vivere la vostra misera esistenza così come avete sempre fatto, in ombra, sbavando, tra immondizie e frattaglie!

Scende nevischio misto ad acqua, poco, in verità, appena uno sputo! L'aria è fredda, tagliente, i marciapiedi sono ricoperti di un sottile strato di fanghiglia, si scivola anche un poco; meglio fare attenzione!

Da un colatoio che fa bella mostra di sé sull'alzata del marciapiede, si affaccia un ratto in cerca di cibo; questi sono tempi duri anche per i sorci! Il topastro ha puntato un piccione spiaccicato sull'asfalto; uh, che ricco banchetto!… Mi vede, s'impaurisce, mi scarta, e rientra subito nel suo confortevole buco, aspetterà che io sia passato, e poi si darà da fare; immagino che andrà così.

Una sirena risuona in lontananza; che annuncerà il triste suono cantilenante? pompieri, polizia, o forse un'ambulanza? Che si tratti di qualcuno che stia per tirare gli ultimi? forse uno che è ruzzolato giù dalle scale, o che, distrattamente, s'è sparato nei coglioni?… Odo un rumore di mortaretti; qualcuno ha deciso di farli esplodere anzitempo, idiota! Spero che gli scoppino in mano, glielo auguro di tutto cuore! Proseguo…

Finalmente m'imbatto in un'insegna! scritta bianca su sfondo azzurro; è un bar! Mi avvicino. Sbircio attraverso il vetro della porta; lo spettacolo all'interno è desolante, non c'è proprio da spassarsela! di meglio non potevo sperare, questo già lo sapevo. Mi faccio forza ed entro.

È un unico stanzone male illuminato, sei tavolini in tutto, e due avventori. Uno è appoggiato al banco, mi dà la schiena, e pare che si stia facendo gli affari suoi; l'altro, più avanti negli anni, è seduto in un angolo, con la testaccia unta appoggiata alla parete, e dorme, probabilmente rincoglionito dal vino: c'è un bicchiere vuoto davanti a lui, appoggiato sul piano del tavolo.

Mi avvicino al bancone; il tizio che c'è dietro mi chiede che cosa voglio, nel frattempo ho cambiato idea, non mi va più la birra, meglio qualcosa che mi metta calore in corpo, e gli rispondo con fare di uno che ha girato il mondo, che gradirei una grappa, e specifico che sarebbe meglio se fosse di moscato, mi piace morbida! Quello mi risponde che ne ha solo una, e che non è di moscato; sfiga! mi rassegno, e dico che andrà bene comunque, che sono uno che si accontenta. Lui mi versa il liquore in un bicchiere che è meglio non guardare in controluce. Bevo, non faccio lo schizzinoso, porto il vetro alle labbra, piego la testa all'indietro e tiro giù d'un fiato il contenuto.

Il tizio appoggiato al banco si volta verso di me e mi guarda; anch'io lo guardo, ha una faccia tonda, da luna piena, il naso largo, spiaccicato all'insù, le narici tondeggianti, il suo muso è quello di un maiale. Questo tizio ha la faccia di un maiale! mi dico.

Ehi, tu, che cazzo hai da guardare? mi fa lui.

Dici a me? gli domando.

Proprio a te, testa di cazzo! precisa.

Capisco che il villano ha intenzione di attaccar briga, è uno che cerca rogne. Non gli do retta e mi rivolgo al barista per chiedergli se ha delle patatine; la sua desolante risposta è che le ha finite… Ma non c'è davvero un cazzo in questo bar! a parte la squisita e raffinata clientela! e mi metto a ridacchiare tra me all'idea della squisita e raffinata clientela.

Ehi, tu, che cazzo hai da ridere? insiste il tizio dal muso porcino, il quale nel frattempo ha alzato il culo dal suo seggiolino e sta venendo verso di me… Non è molto alto, ma pare ben piantato, ormai m'è arrivato a tiro, mi fronteggia. Il barista comprende che tra un attimo voleranno i pugni, e per rimettere le cose a posto prende da sotto il banco una spranga di ferro, è un bell'attrezzo lucido di una settantina di centimetri, sulla punta è tagliato per traverso e termina a spatola, pare tagliente. Allunga il braccio e pone la barra tra noi due, per dividerci, ma di sicuro anche per farci capire che, se fosse il caso, non si risparmierà a usarla sulle nostre zucche... Vi è un momento di stallo, poi il barista si rivolge a quell'altro e gli dice:

Per te è arrivato il momento di andartene fuori dai coglioni; ne ho le palle piene dei tuoi casini!

Quello grugnisce, la sua faccia mi ricorda sempre più quella di un maiale, ma capisce il messaggio, forse è capitato che già in passato il barista gli abbia fatto assaggiare la spranga.

Fuori! ripete il barista.

Almeno prima fammi andare a pisciare! replica l'altro.

Piscerai fuori, per strada! Aria!

Il suino antropomorfo mi guarda per un'ultima volta, ruota leggermente il grugno e sputa per terra, poi si allontana e sparisce oltre la porta d'ingresso.

Il barista ripone la spranga sotto il bancone e, in tono tutt'altro che garbato, mi dice di lasciar passare un paio di minuti perché quello si allontani, e poi di andarmene anch'io; è evidente che non vuole disordini nei dintorni del suo locale!

Da una porta sul fondo si affaccia una figura, non riesco a distinguerla bene, ma mi pare sia una donna… Il barista alza la testa, fa un cenno, poi si muove, e mi ripete:

Due minuti e poi fuori di qui!

Io bofonchio qualcosa, tanto per fargli intendere di aver capito.

Lui si allontana, raggiunge la porta sul fondo e sparisce alla mia vista.

Mi alzo dallo sgabello, decido di non aspettare il paio di minuti prescritti e di andarmene subito, ma prima di levare i tacchi allungo la mano e afferro la spranga che il barista ha lasciato incustodita. Guadagno l'uscita.

Vedo a una trentina di metri di distanza il tizio che aveva tanta voglia di litigare, lo seguo… Lui non si accorge che gli sto dietro. Lo vedo infilarsi in un vicolo; procedo…

Sull'angolo del fabbricato v'è un grande negozio di alimentari, tre vetrine addirittura! Mi fermo ad ammirare quella che è al centro, che è stata addobbata con cura in occasione delle feste. In bella mostra c'è un grande vassoio di metallo dalla forma tondeggiante e, posto sopra, un maialino da latte arrostito; il lattonzolo mi ricorda il tizio che ora è dietro l'angolo, le fattezze identiche, è probabile che siano parenti!

Avanzo ancora di qualche passo fino all'angolo, guardo nella via, lo vedo rivolto al muro intento a fare acqua… Mi avvicino; lui ancora una volta non si accorge di me, del mio arrivo… Poiché sono di animo nobile attendo che abbia finito, poi gli dico:

Ehi, tu, con quella faccia da maiale...

Quello si volta e, senza che nemmeno abbia il tempo di riconoscermi, gli assesto una sprangata in piena fronte. S'irrigidisce, inarca la schiena come se gli avessero da dietro cacciato tra le costole la lama di un coltello, poi si affloscia, piega le gambe e finisce lungo disteso a terra.

Mi abbasso per controllare; il tizio è morto, è bastato un unico colpo ben assestato per farla finita; ah, ogni giorno che passa divento sempre più bravo!… Appena me ne sarò andato, il ratto uscirà dal suo nascondiglio e affonderà i denti nelle carni mollicce di questo imbecille; uh, quanto ci sarà da mangiare! uh che bel banchetto! Potrebbe invitare anche i suoi amici, in fondo è periodo di festa anche per i ratti!

A pochi metri c'è una portina di legno; mi avvicino… Usando il lato in cui è più sottile, infilo la spranga tra la porta e lo stipite all'altezza della serratura e faccio forza; la barra è un eccellente piede di porco; ah quanti maiali questa sera!… La porta cede, si apre… Che cosa ci sarà qua dentro? non resta che avanzare e scoprirlo… È il retro del negozio che vende alimentari.

Mi affaccio nel locale principale, c'è di tutto, banco dei salumi, scatolame, frutta, verdura… All'improvviso il colpo di genio! torno all'esterno, afferro faccia di maiale e lo trascino dentro, chiudo la porta alle mie spalle, non voglio correre il rischio che passi qualcuno, che la trovi aperta ed entri a disturbarmi mentre sto lavorando.

La luce all'interno del negozio è scarsa, è quella che arriva dalla strada, ma mi permette di cercare il materiale che mi serve… corda non ne trovo, ripiego su alcuni i cavi elettrici che recupero da una cassetta della manutenzione. Sfilo i vestiti a faccia di maiale e lo lascio nudo come una trota. Vado alla vetrina centrale, rimuovo il maialino e il resto della merce in esposizione, e vi pongo sopra il corpo senza vita di faccia di maiale. Con il cavo elettrico gli lego le caviglie, poi le ginocchia, infine i polsi e i gomiti; ecco, ora è perfetto! non resta che metterlo in posizione, in modo che il suo roseo e gelatinoso fianco sinistro sia ben visibile dalla strada. Lo modello, gli faccio assumere una graziosa posa accucciata, le punte dei piedi rivolte verso l'esterno, le ginocchia all'altezza dello sterno e i gomiti che gli spingono contro, il suo mento poggia sulle mani; mannaggia, così non va bene! perché la mia composizione sia perfetta gli devo alzare la testa! Prendo una latta di passato di pomodoro e gliela caccio sotto il mento in modo che così tenga la fronte sollevata; pare stabile, e nell'esatta posizione del suo collega, il maialino da latte che prima di lui faceva bella mostra in questa vetrina per la gioia dei clienti… Ancora una cosa, il tocco dell'artista... Sono soddisfatto ed esco dal negozio.

Dal vicolo volto l'angolo e raggiungo la via principale; ammiro la mia opera, mi soffermo a guardare i particolari, la mela in bocca, rosso fuoco, fa venire appetito, peccato che non sia cotta, ma non ce n'è stato il tempo! e inoltre quella grossa carota arancione che gli ho infilato nel culo mette allegria, è proprio natalizia, non c'è che dire!

Mi allontano ragionando che potrei avere un grande futuro come vetrinista.

Inizia a nevicare.

Post recenti
Archivio
Cerca per tag
bottom of page