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CHE SPLENDIDA FESTA!

CHE SPLENDIDA FESTA! di Marcus L. Nolde



… sono in strada, mi sento gonfio, pieno d'aria, come se da un momento all'altro dovessi staccarmi da terra e spiccare il volo. sono in marcia, pieno di benzina. ciao, saluto il mondo; e il mondo se ne fotte di me. abbraccerei l'intera umanità per quanto mi fa schifo, la bloccherei in una stretta mortale e poi le direi: fanculo a te, fanculo al mondo! d'ora in avanti sono cazzi vostri, cazzi artistici, alla Salvador Dalì, alla Ernst, alla Yves Tanguy, e molti altri ancora. siamo d'accordo, io farò a meno di voi, voi farete a meno di me, stringiamoci in quest'ultimo ridicolo amplesso, e poi, ognuno per la propria strada, e fanculo pure al surrealismo!… sto passeggiando senza pensieri, come un pollo; me la spasso. incontro un tizio, è una conoscenza superficiale, non è uno che frequento di solito, ci sarà un motivo ma in questo momento non mi viene in mente. lui, senza nemmeno prima salutare; il maleducato! mi domanda: Nolde che fai?… i cazzi miei, gli rispondo… hai da fare?… sì, non vedi quanto sono impegnato?… uh, non sembra. perché non vieni con me; c'è una festa, c'è da bere, c'è anche da mangiare… la pappa non m'interessa, ma se c'è da bere, vengo; ci casca bene! a fagiolo! non sarà mica roba di beneficenza?… no, tranquillo! non c'è da cacciare il grano, tutto gratis!… bene! allora, andiamo!… arriviamo alla festa. siamo in casa di un tizio, uno che non conosco. fa caldo qui dentro. tanta gente, tante ragazze, qualcuna discreta. molti, glielo si vede stampato sulle loro facce da culo, sono solo delle nullità, dei numeri zero, non mi pare di distinguere nessuno che sia di qualche interesse! continuano ad arrivare a frotte; grande partecipazione! baci, abbracci, strette di mano, si sfregano pure i nasi, 'sti cazzoni! gesticolamenti, mimica di povere maschere, finzione! tutta gente che deve prenderlo nel culo almeno un migliaio di volte prima di comprendere qualcosa. nella sala grande tutte le sedie sono occupate; mi tocca stare in piedi. al mio fianco mi ritrovo una biondina succosa, un bel pezzo di fichetta niente male! attacca discorso, dice di conoscermi; io non l'ho mai vista prima, ma le dico che è possibile, che forse, mah, solo che al momento non ricordo, io non sono uno che ha buona memoria, e questo è anche vero, ma almeno per le fiche ho buona memoria, mai dimentico un culo, un bel paio di tette e tantomeno una sorca. lei mi dice di avere letto uno dei miei romanzi… strano! dico io, non li legge nessuno i miei romanzi; scrivere è come mettere in fila le pulci, non serve a un cazzo!… bel pensiero questo! penso, è un pensiero azzurro, uno di quelli che hanno del miracoloso, devo tenerlo buono e usarlo in qualche mio altro racconto… la fica bionda mi chiede che cosa sto scrivendo in questo momento… niente, le dico, mi vedi forse scrivere in questo momento?… lei ride, pensa che io abbia fatto una battuta, invece quello che ho detto è solo una stronzata. le comunico che sono a secco di liquido e che devo procurarmi altro da bere. faccio il brillante e le chiedo se mi vuole fare compagnia. lei accetta, ma io so già che tra un attimo arriverà la fregatura, e infatti, puntuale come una cartella delle tasse, arriva… sai, mi dice lei, anch'io scrivo!… eccola che è arrivata! vorrei dirle: mi dispiace per te, ma mi trattengo… quella continua: scrivo romanzi erotici… eccone un'altra! non sapete combinare due parole in croce, e scrivete romanzi erotici, ma perché, ma chi ve lo fa fare? date retta a me, scopate, invece di scrivere di scopate altrui! tutti che si credono tanti Henry Miller e Guillaume Apollinaire, ma non siete nemmeno degni di baciargli il culo a Miller o ad Apollinaire!… la manzetta insiste: mi piacerebbe farti leggere qualcosa di mio… perché no? le rispondo, dopo di dirò dove inviarmi i tuoi scritti… dopo cosa? mi domanda lei… dopo! le ripeto, ora beviamo, poi si vedrà… lei ride, è ovvio che non ha capito un cazzo, ma questo già lo sapevo, vediamo se capisce il resto… vieni, le dico, troviamo un posto più tranquillo! così mi puoi parlare dei tuoi romanzi… lei mi precisa che non scrive romanzi ma solo racconti, e che fino ad adesso ne ha scritti solo tre, ma che due li deve ancora finire… più la sento parlare e più mi dico: minchia, che strazio totale!… siamo in un'altra zona della casa, abbiamo trovato un luogo appartato, siamo seduti su un divanetto. io giocherello con i bottoni della sua camicetta e intanto bevo; lei non la smette di parlare, un vero supplizio! provo a baciarla; lei ride ma si sottrae, non posso darle torto: devo avere il fiato da far venire i riccioli, di tipo alcolico ma forse anche di putrefazione! faccio finta d'interessarmi a quello che dice; mi tocca se voglio inzuppare il biscotto, ormai lo so, c'è sempre un prezzo da pagare! lei mi parla del suo ultimo racconto, quello che non ha ancora finito di scrivere, in cui la protagonista s'infila un cetriolo nella fica… perché un cetriolo, le chiedo, non sarebbe stato meglio una zucchina?… lei mi domanda il perché… e ora che cazzo le dico? nemmeno io so perché me ne sono uscito con una puttanata simile! cetriolo! zucchina! che differenza vuoi che faccia? è sempre una simil-nerchia! decido di controbattere con eleganza, improvviso, faccio notare il genere dei due sostantivi, zucchina femminile, cetriolo maschile, e le consiglio di usare il cetriolo in un suo prossimo racconto, in cui il protagonista o uno dei personaggi di sesso maschile si caccia a fondo un cetriolo, appunto! su per il culo. lei mi guarda perplessa, poi s'illumina e mi dice che ho ragione, corrispondenza di genere, e altre cazzate simili! e per sottolineare l'entusiasmo che le ha provocato tale rivelazione si avvicina e mi dà un bacio sulla guancia… sulla guancia? penso io, minimo mi devi suonare il piffero per il prezioso suggerimento che ti ho dato!… lei continua a parlare; io oramai non l'ascolto più e comincio a ravanarmi la minchia. se ne accorge e mi chiede che faccio. le dico, in tutta sincerità, che mi sto ravanando la minchia, io non sono uno che racconta bugie. lei scivola col culo su divanetto, arretra, scandalizzata. faccio l'ultimo tentativo, o la va o la spacca! faccio per abbassarmi la cerniera dei calzoni per tirarlo fuori; non è durissimo ma può fare la sua porca figura. lei sbianca, poi avvampa… non hai mai visto un cazzo? le dico… lei si alza di scatto e se ne va. ho avuto appena il tempo di fare prendere aria al mio uccello, ma senza fargli spiccare il volo; peccato! se non una ricca flautata, almeno una sega avrebbe potuto farmela! penso io… guardo il mio Jack, così chiamo il mio cazzo, e gli dico che per questa sera non è cosa, sarà per un'altra volta, che mi dispiace, ma di tenersi sempre pronto, e ritiro il vecchio Jack nelle mutande. mi alzo dal cimicioso divano e faccio ritorno nella sala grande, dove sono tutti gli altri. non vedo la fichetta bionda, non c'è più, è sparita. sarà andata a piangere dalla mamma, sarà andata a dirle: ah, mamma, mammina, stavo parlando con uno scrittore dei miei racconti e quello sul più bello ha tirato fuori il cazzo e ha preteso che glielo succhiassi… la mamma che le risponde: figlia mia, gli uomini sono tutti dei porci, gli scrittori, poi, non parliamone!… la mamma potrebbe anche avere ragione, penso, però io sono uno che non tollera le imprecisioni, io non le ho detto di succhiarmi il cazzo, avrei voluto, sì, ma non me ne ha lasciato il tempo, e alla fine ho solo pensato che sarebbe stata cosa gradita se mi avesse fatto almeno una sega; così almeno c'è scritto qualche riga più in alto!… abbandono il divanetto e ritorno in sala. mi avvicino a un capannello; pare che sia in corso un'accanita discussione. chissà di cosa stanno parlando? sentiamo! parlano dei recenti accadimenti, di cui io ovviamente non so un cazzo: non guardo la televisione e me ne sbatto le balle di quello che succede nel mondo. mi pare di capire che ci sia stata una manifestazione a favore o contro qualcosa, non è ben chiaro! e che durante questa manifestazione la polizia abbia caricato i manifestanti, mandandone tre o quattro all'ospedale. ascolto ancora, e ancora non capisco quello che dicono. a un tratto un paio di loro mi notano; qualche stronzo deve aver fatto circolare la voce che sono uno che scrive, forse un intellettuale; ma intellettuale di che? non diciamo cazzate!… mi chiedono che cosa ne penso. ci ragiono un attimo, poi dico che non è il caso, che la mia opinione non conta; ma quelli insistono, vogliono sapere come la penso… e va bene! mi dico, ve la siete cercata! e, con il nobile proposito d'infilare una cazzata dietro l'altra, inizio a farneticare: le viscere paiono toccate dal fuoco, quelle supplicano una morte splendente, che dire?… mi produco in una grande pausa a effetto, poi continuo: meglio l'innocenza dei direttori che i disastri del paesaggio! darsela subito a gambe prima di soffocare. confessare sì, ma non davanti alla polizia… è evidente che non hanno capito un cazzo di quello che ho detto; vorrei ben vedere, non c'ho capito un cazzo nemmeno io!… e uno dei deficienti mi chiede: ma allora tu stai dalla parte della polizia!… ovvio! rispondo io… ma allora tu sei un fascista!… io non so se sono un fascista. io sono solo uno che seppellisce le capre nei cimiteri… ma che cazzo significa? mi domanda… non gli rispondo e continuo a sciorinar minchiate: alla gente non basta dar da bere le lacrime, la carne brucia, lo scotennatore ha fatto la scuola d'arte, ma ora, commosso, passa le notti sotto i ponti… mi diverto a guardare le loro facce allibite. voglio dar loro l'ultimo colpo, quello di grazia, e proseguo: è semplice scrivere se sei poco più di un pitecantropo fallito! la carta è una parola vergognosa, un ufficio dei pensieri. a mezzogiorno sei avvelenato, e la sera abracadabra! spalancate gli occhi e rimanete immobili, poveri stronzi! il significato di domenica lo si afferra a denti stretti, le architetture sono voluminose, pàgano, il telegrafo tintinna, non bastano i vostri vestiti da cerimonia, dalle facce mi sembrate dei lugubri analfabeti, insomma, dei poveri coglioni… il mio uditorio comincia ad agitarsi: ma che cazzo stai dicendo? mi chiede uno… ma come ti permetti? mi fa un altro… io mi metto a ridere, mi trema persino il buco del culo dal ridere… uno di loro, quello che pare più incazzato degli altri, mi si fa vicino, minaccioso, e mi dice: ritira subito quello che hai detto!… io gli dico di ripetermi quello che ho detto perché già non lo ricordo più, la mia non è una buona memoria, ma che difficilmente dimenticherò una faccia da stronzo come la sua. quello mi spintona; io arretro. mi spintona ancora… qui ci scappa una scazzottata! mi dico, bene! ci voleva! tanto per rallegrare la serata!… arriva il padrone di casa, si mette in mezzo, cerca di far sbollire gli animi, ma il mio animo non è in bollore, non me ne frega un cazzo di quello che succede, e tanto meno di questo povero pirla che ho davanti; sono soltanto uno che se c'è da menar le mani non si tira indietro. altri intervengono, ci separano. non so perché quando sta per iniziare una bella scazzottata c'è sempre qualcuno che si mette di traverso a guastare il divertimento! quell'altro non mi può più raggiungere è trattenuto dai suoi amici. che imbecilli i suoi amici! è proprio vero che la gente non capisce un cazzo, potrebbero volarmi addosso tutti quanti insieme e gonfiarmi come un canotto, ma non lo fanno, non sono pratici, è tutta gente che abbaia ma non morde. quello continua a insultarmi a distanza, io non mi muovo, il mio volto è di linoleum! alla fine i suoi compagnucci lo portano via per farlo calmare, credo. sento che qualcuno gli dice: vieni! scendiamo in strada! andiamo a prenderci una boccata d'aria, oppure a fumarci una sigaretta! ecco finalmente una cosa intelligente l'ho sentita! ora mi fumerò una sigaretta anch'io, bell'idea! mi volto e mi rivolgo a un tizio che è rimasto alle mie spalle per tutto il tempo della discussione, e gli chiedo se ha una sigaretta da offrirmi. quello risponde di sì, ancora con l'animo eccitato per lo spettacolo che ha avuto modo di ammirare, e mi chiede: ma perché i toni i sono così scaldati? io gli rispondo che non so, forse per qualcosa che ho detto, ma che ora non ricordo, io sono uno che ha poca memoria, ma che non dimentico mai chi mi offre una sigaretta. quello tutto soddisfatto mi fa accendere, e io me ne vado a fumare su un terrazzino. guardo di sotto e vedo il gruppuscolo di stronzi che è arrivato in strada. il tizio, l'imbecille che voleva le mie scuse è ancora agitato; gli altri si prodigano ancora con grande impegno per farlo quietare. mi sporgo, e vedo che sulla ringhiera del terrazzo dell'appartamento a fianco vi sono dei portavasi in ferro, ovviamente con dei vasi sistemati al loro interno; eh, certo, altrimenti che portavasi sarebbero! mi sporgo, afferro un vasetto tra i più piccoli, e vi riesco con una mano sola. guardo di sotto, calcolo la distanza, la traiettoria, considero la forza; poca, in verità! che devo imprimere per raggiungere il bersaglio, e poi lancio il piccolo vaso in direzione del gruppetto di dementi. non sono mai stato un gran lanciatore, ma sono sicuro che in quest'occasione una mano benevola guiderà il mio tiro. dopo aver fatto, rientro senza indugio in casa, senza guardare se il colpo sia andato a segno oppure no. mi siedo su un ampio divano che trovo per miracolo del tutto libero. la fichetta bionda mi raggiunge, deve averci ripensato. si siede di fianco a me, riattacca a parlare; io bevo e faccio finta di ascoltare le stronzate che dice. alla fine lei mi chiede se posso mettere una buona parola per lei presso la casa editrice con cui pubblico. io le dico che con l'editore sono culo e camicia, lui il culo e io la camicia, e lei si mette a ridere sguaiatamente. su un tovagliolo di carta le scrivo il mio indirizzo, e le dico di mandarmi quello che ha scritto, tanto per fare una prima valutazione dei suoi racconti. lei è tutta entusiasta, all'improvviso rientra in sala uno dei dementi, il suo viso è alterato. in mano ha il vasetto che ho gettato di sotto… cazzo! penso io, stai a vedere che quelli si sono accorti di me un attimo prima che lo lanciassi e, non solo lo hanno evitato, ma sono anche riusciti a prenderlo al volo! che presa! porca di quella puttana!… quello mi indica con il dito e mi dice: sei stato tu a lanciare il vaso; ti abbiamo visto… io gli dico che si sbaglia, che, come può ben vedere, quando sulla loro testa piovevano carciofi, io ero seduto su questo comodo divano, intento a conversare con questa biondina che ora non fa più tanto la preziosa e che forse ha una mezza idea di assaggiare il mio pellicano. poi mi rivolgo alla biondina: che cosa ne dici se ce ne andiamo? possiamo continuare a parlare di scrittura, di filosofia, di politica o meglio ancora non parlare per niente e lasciare che io te lo schiaffi in culo! quest'ultima frase la penso soltanto e non gliela dico! lei ride. accetta il mio gentile invito e ci alziamo. attraversiamo la sala a braccetto; tutti ci guardano, molti pensano che sia stato io a lanciare il vaso, hanno ragione, ma non lo dicono, preferiscono rimanere in silenzio. quell'altro non demorde, e di nuovo mi accusa: tu! sei stato tu a lanciare il vaso; ti abbiamo visto, e dopo aver fatto questa importante affermazione, mi scaglia il vaso contro, solo che come lanciatore non vale un cazzo; meglio come ricevitore! e colpisce in piena faccia la biondina. la biondina si irrigidisce, guaisce, si porta le mani al volto e infine stramazza a terra… ma porca di quella puttana! dico io, per una volta che trovo una che forse me la dà!… vedo rosso per la rabbia, e mi avvento contro quello che ha lanciato il vaso. anche altri hanno la mia stessa idea e ne nasce un parapiglia, tutti contro tutti, un puttanaio mai visto: calci, pugni, morsi, strizzate di coglioni, ah che fantastica bolgia! purtroppo, mentre sono a terra e sto cercando di rialzarmi, mi arriva un calcio in testa. per un attimo mi appare una fantastica luce abbagliante, sono in pieno momento mistico, meglio che se mi fossi fatto un acido! poi il buio… quando mi risveglio mi ritrovo lungo disteso su un lettino, è una specie di barella; i soffitti sono altissimi, luci al neon, un gran movimento, voci, schiamazzi. mi si avvicina un tizio, è tutto vestito di bianco, forse è il papa, ma forse non è lui. mi domanda qualcosa che non riesco a comprendere, forse come sto, che cos'è successo, come ho fatto, e altre puttanate del genere. io mi faccio forza, punto un gomito e mi sollevo su un fianco, e riesco solo a dire: ah, che splendida festa!

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