top of page

Omero era un poeta? (da: Ognuno ha la corrispondenza che si merita).

da: Marcus Nolde a: Lucio Frigio - 26 giugno 2019, 16:58

Carissimo Lucius, qui il caldo ha cominciato a farsi sentire con prepotenza, e di conseguenza la voglia di leggere, tanto meno quella di scrivere ha preso vie diverse; detto in belle parole: nun c'ho voja de fa' 'n cazzo! Ti ringrazio per esserti sottoposto alle fatiche di tale meticolosa ricerca, ma ritengo che nel tuo viaggio di trasferimento verso le assolate colline di Cerrina e dintorni tu possa fare a meno di caricarti di tale libraceo fardello: l'editio maior dell'Iliade a cura, traduzione e note di Maria Grazia Ciani. Che se non ricordo male trattasi di un grazioso volumetto in ottavo piccolo, cucito a refe, copertina cartonata, sovraccoperta vezzosa. Testo greco a fronte. Circa 1200 svelte paginette, stampato a Vicenza nel 1992, per conto della Marsilio Editori di Venezia, diretta da Cesare de Michelis (da non confondere col fratello Gianni, morto di recente, che nel PSI dell'indimenticabile Bettino Craxi, ha presieduto importanti ruoli governativi, fra cui il Ministero Culturale per lo sviluppo dei Night-Club e Balere. Gianni fu, infatti, un rinomato Tanghero (attenzione: l'accento cade sulla E, e non sulla A, come pronunciano i suoi detrattori). Ma torniamo a noi, sono giunto, infatti, a una profonda considerazione, cioè che la riscrittura in termini parodistici dell'Iliade, almeno così come l'ho iniziata, la si debba ritenere una stronzata di proporzioni bibliche. Inoltre, proprio questa mattina, mentre cercavo altro, ovviamente, mi è capitata in mano un'edizione in prosa del già menzionato poema omerico. Aggiungi al tuo bagaglio un chilo di croccantini in più, di quelli ce n'è sempre bisogno, direbbe Pepito Galeazzo, al secolo: Pepi I, principe dei felini. Ti aspetto accaldatamente.

Marcus

da: Lucio Frigio a: Marcus Nolde - 28 giugno 2019, 18:48


Omero era un poeta? O forse è un osso? Chiediamolo al Carducci: "Tra le battaglie, Omero, nel carme tuo sempre sonanti la calda ora mi vinse: chinommisi il capo tra 'l sonno in riva di Scamandro, ma il cor mi..." etc. e avanti così, per centinaia di versi, che il tempo e la canizie mi hanno per fortuna parzialmente cancellato. Credo che sia quell'indigesto polpettone dei cipressetti, cipressetti suoi, che forse anche tu hai dovuto trangugiare. O forse no, o almeno lo spero. Noi ce lo siamo siamo sbafato tutto a memoria, insieme a quell'altra scempiaggine "dell'albero a cui tendevi la pargoletta mano" o quell'altra gemma di squallido etilismo de "la nebbia agli irti colli". È lecito scrivere CHINOMMISI? Che cosa voleva dire quel pirla di Giosuè? Bada ben, bada bene che per chi scrive chinommisi è previsto l'ergastolo. Forse voleva dire CHINOTTO, ma chinommisi no, non puoi dirlo, che poi i bambini si turbano, e da grandi diventano omicidi seriali. Certo, con Carducci abbiamo toccato il fondo, ma anche Pascoli non scherzava. Quindi onore al merito: la tua considerazione sulla vacuità di simili imprese concordo pienamente. Lasciamole fare a Baricco, ché lui se ne intende: Piatto ricco, mi ci ficco,son Baricco. Controproposta: leggiamo pure l'Iliade, ma non nella goffa versione degli aedi dorici, o in quella ancora più melensa degli eolici. Stiamo all'originale, stiamo al sumero, nella fulgida tradizione della saga di Sargon. Vogliamo mantenere in vita il liceo classico? Si può fare, a patto di abolire il greco e di insegnare fin dall'asilo il cuneiforme. Vuoi mettere lo spasso dei bambini a incidere il loro mattoncino con la cannuccia? Mi obietterai che non c'è più l'argilla di una volta, e che poi cuocerlo al forno potrebbe essere pericoloso. Beh, ci sono delle ottime plastiline tipo il Pongo che si usava alle materne. Per il caldo, cerca di avere pazienza: riesci a immaginarti cosa sia stato per me oggi attraversare a mezzogiorno Piazza del Duomo a Milano, da portico a portico? Un vigile voleva fermarmi: "Guardi che oggi ci sono rimasti secchi già due anziani come lei". Non gli ho dato retta, ma già all'altezza del monumento a Vittorio Emanuele, il sudore mi accecava gli occhi, le gambe non mi ubbidivano più. 45 gradi! Troppo tardi per ritornare indietro, ma l'ombra della Galleria era ancora lontana. Poi mi ha sorretto la voglia di rivedere Cerrina e le sue verdi colline, ma l'ho scampata bella. Spero di rivedervi presto, magari su comode poltroncine di ghiaccio.

Lucio

Post recenti
Archivio
Cerca per tag
bottom of page