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Delirante recensione di Lucio Frigio a favore/sfavore de "Le scimmie del tenente Nolde".

Delirante recensione di Lucio Frigio a favore/sfavore de "Le scimmie del tenente Nolde".


Autore: Marcus L. Nolde Titolo: Le scimmie del tenente Nolde Editore: Lulu corp. Morrisville NC U.S.A. Prima ediz. Marzo 2019 Dedica autografa di Marcus L. Nolde, pertanto non v'è dubbio che l'autore sia proprio lui: Marcus L. Nolde, "autor di un romanzetto dove non si parla di promessi sposi". Brossura, pag. 142. Copertina a colori plastificata. Photoshop dell'autore in tenuta mimetica con fascia azzurra da ufficiale di picchetto. Accanto a lui una recluta accovacciata nell'atto di esaminare una rosa pulviriscens, tipico arbusto che cresce spontaneo vicino ai depositi militari di esplosivi.


Romanzo di fresca beva, frizzantino. Si può leggere in un paio d'ore sotto l'ombrellone a Rimini, oppure in baita, in Val Gardena, in tenuta da sci, ai piedi del Saslong, al riverbero del sole sulla neve . Nulla vieta però di gustare la stessa lettura a casa, in città, accanto al caminetto, col proprio gatto in grembo. Il tempo di lettura non cambia, e nemmeno la piacevole scansione dei capitoli. Unico suggerimento: tenere a portata di mano una buona bottiglia di vino, o qualsiasi altro tipo di bevanda, purché di grado alcolico non superiore ai 40 gradi, come l'arguto lettore potrà evincere dalla sapida lettura del romanzo. L'autore tiene a precisare, a scanso di equivoci, che il contenuto è opera di pura fantasia, non legata a nessuna sua esperienza di vita reale. Infatti l'autore fece il militare, or sono molti lustri, in tutt'altri luoghi, rispetto a quelli descritti nel romanzo. Nolde fu infatti guardiamarina e poi promosso tenente di vascello a Cuneo, dove esiste una famosa scuola per Cadetti di Marina. Il Generale-Conte Bonaldo Cisa di Vertorana, citato dall'autore, ricorda la nobile figura dell'Ammiraglio-Principe De Curtis, in arte Totò, che, come è noto, fece anche lui il militare a Cuneo. Ciò detto, l'inesperienza di Nolde, in materia marziale, trapela simpaticamente quando lui si lancia in minuziose descrizioni di sistemi d'arma. Per esempio: il serpentone esplosivo atto ad aprire un varco nel campo minato esiste veramente, ma in Marina. Si tratta del siluro filoguidato NATO SRCK121, atto a far brillare mine subacquee ancorate a difesa di Arsenali della Marina, quelli di La Spezia e di Cuneo, appunto. Tutto ciò non stona e non nuoce alla scorrevolezza del romanzo. Anzi l'atmosfera surreale che ne deriva, aggiunge quel sapore caricaturale tipico della prosa noldiana. La caratteristica oggettiva di alcuni tratti della formazione militare di ogni tempo e luogo, dalle guerre puniche a oggi, emerge dalla prosa dell'autore come un invariante topologico rispetto a ogni specializzazione d'arma. La costante che ritroviamo intatta nei caratteri distintivi del militare, da Epaminonda al tenente Nolde risiede nell'impossibilità di procedere alla formazione di un qualsiasi sistema di difesa, senza una gerarchia e una puntigliosa strutturazione di metodi, classificazioni, tassonomie specifiche. In altri termini: "In hoc signo vinces" diceva la scritta in cielo a Ponte Milvio, a cura dell'Aviazione Militare romana. Certo che vincerai, a patto che tu, Stato, Reame, Impero, da San Marino, fino agli USA, avrai creato una struttura adatta alle circostanze, ai luoghi e ai fini che ti proponi. Quali che siano le motivazioni, le politiche, i governi, i buoni, i cattivi. Lo aveva ben spiegato Hobbes, lo Stato deve avere il suo Leviatano. Lo ha ripetuto Hegel e poi il mite imbianchino austriaco. Ah, si obietterà, ma sei fissato, stai sempre a citare questi tedeschi guerrafondai. Ma no: Costantino, tenente colonnello della Decima Legio Britannica e militare di carriera, eletto imperator dai suoi legionari, grazie alla facilità con cui concedeva favori e licenze, vide il segno e vinse, anche se non era passato da Cuneo. Ma quel segno era un simbolo di pace, di un Regno dei cieli, dispensatore di opere di carità e di soccorso degli umili e degli indifesi. Le sue milizie non erano composte di Alabardieri, Marines, Waffen SS, ma miti Domini Canes, umili Francescani, e perfino da tosti Gesuiti, addestrati dal volitivo luogotenente generale Ignazio di Loyola, a diventare ubbidienti pecorelle del Papa, "perinde ac cadaver". In ciò sta la grandezza del messaggio di Nolde: non importa se sei umile fantaccino o generale d'armata, tu fai parte del sistema di difesa dello Stato e lo Stato pretende un punto fermo su cui consistere. Quindi lasciamo stare Kafka e facciamoci quattro risate col "Il buon soldato Sc'vèik" di Jaroslav Hašek, infine invertiamo gli ordini dei fattori, "ne quid res publica detrimenti capiat": scherza pure con i santi, ma lascia stare i fanti! Bravo Marcus! Giudizio critico: opera etilisticamente corretta e atta a suscitare nei giovani l'amor di Patria.

PS: Pur non essendo un adepto della Crusca, desidero segnalarti, in vista di una prossima seconda edizione, un refuso: "... e chiedo se le posso offrirle" (pag. 16)

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