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I luoghi di Nolde - Babele N.12 - Il piccolo capannone.


Capitolo sesto L'uomo del capannone. Così dice la Legge! Yorick. La carrabile. Morire, dormire, forse sognare. Bagliori.

Salì alcuni gradini. Si ritrovò di fronte a una porta rivestita di lamiera. Non vi erano targhe o insegne, nessuna indicazione di quale attività si svolgesse all'interno. A lato scorse un tasto, e sotto la scritta sbiadita "Custode". Vi puntò sopra l'indice e schiacciò. Il suono del martelletto elettrico che picchiava sulla campana si propagò imperioso per tutto il fabbricato. Attese. Passò un minuto, un altro ancora, e nessuno che gli usasse la cortesia di farsi vivo. Premette di nuovo e con maggiore determinazione. Sentì un rumore crescente di passi di là dal pannello. La porta si aprì. Apparve un uomo sulla sessantina, aveva un basco rosso in testa e indossava un corto giubbotto nero imbottito, una sciarpa a quadri rossi e blu attorcigliata al collo completava il poco ricercato abbigliamento. L'uomo lo guardò fisso negli occhi. ˗ Che cosa vuole? ˗ in tono secco. ˗ Ho un problema con l'auto, ˗ rispose Enzo, senza tanti preamboli o presentazioni. ˗ Un incidente? ˗ Per fortuna, no! Sono uscito dall'autostrada, sono entrato nello spiazzo di servizio qui vicino... ˗ Spiazzo? ˗ Sì, e un gran nebbione! Mi sono allontanato dall'auto e mi sono perso. L'uomo, perplesso, rimase un attimo a pensare. ˗ E lei sarebbe arrivato fin qui a piedi dall'autostrada? ˗ No. Un contadino caritatevole mi ha dato un passaggio a bordo di un trattore. Mi ha detto, ˗ Enzo si espresse in quel modo, sebbene pensasse che, in effetti, di parole il campagnolo non ne avesse sprecate molte, ˗ che qui potrei telefonare. In questa zona non c'è campo e il mio telefono non prende. ˗ Lei è sicuro di stare bene? ˗ Sto bene, sono solo un po' disorientato. La nebbia, l'auto, tutta la situazione, insomma. ˗ La cosa strana è che dall'aspetto lei non sembra un matto, non capisco. ˗ Certo che non sono un matto! Cos'è che non capisce? ˗ Non stia lì fuori, venga dentro. Enzo lo seguì per una serie di corridoi fino a che arrivarono in quello che aveva la dubitabile pretesa di essere un ufficio. Si guardò intorno, vide una scrivania, una sola sedia, scaffali traboccanti di faldoni impolverati e, in un angolo, una stufetta elettrica accesa. ˗ Quindi lei sarebbe giunto dall'autostrada a bordo di un trattore? ˗ Sì, come le ho già detto. L'uomo estrasse dalla tasca del giubbotto sigarette e accendino. ˗ Fuma? ˗ e gli avvicinò il pacchetto, come se già sapesse la risposta. ˗ La ringrazio. Le mie sono rimaste in auto. Fumarono, rimanendo per un paio di minuti in silenzio. All'improvviso, l'uomo lo guardò dritto in viso e lo assalì: ˗ L'autostrada passa ad almeno venti chilometri da qui! A chi vuole darla a bere? Enzo saltò su: ˗ Venti chilometri? Impossibile! ˗ La sua storia non regge. E anche l'altra faccenda del campo che manca e che il telefono non prende! Che cosa fa, se ne va in giro portandosi dietro una cabina telefonica attraverso appezzamenti agricoli inesistenti? ˗ Il mio cellulare, ˗ e lo estrasse dalla tasca per mostrarglielo, nel frattempo diede una sbirciata e riscontrò ancora la mancanza di segnale. L'uomo era incuriosito. ˗ Sembra una radiolina. ˗ Una radio! Non ha mai visto un telefono cellulare? ˗ Ah, quell'affare sarebbe un telefono cellulare! Ho sentito parlare di queste diavolerie! ˗ Avrei solo bisogno che mi accompagnasse alla piazzola, magari con una torcia, in modo che possa ritrovare l'auto e ripartire per Ferrara. ˗ Ferrara? Mai sentita! E che ci deve andare a fare? ˗ Un appuntamento di lavoro. ˗ Lavoro, ah! Mi tolga una curiosità, di cosa si occupa? Che lavoro fa? ˗ Rivestimenti industriali. ˗ Pavimentazioni? ˗ Anche. ˗ Interessante! Lei capita a fagiolo! Avrei giusto da rifarne un pezzo nel capannone grande; le andrebbe di dare un'occhiata? ˗ Mah, non... ˗ Venga a vedere, tanto per darmi un consiglio. ˗ Se è per un parere, volentieri! Lei oltre a essere il custode si occupa anche della manutenzione? ˗ Faccio un po' di tutto, sono il titolare. Ripercorsero un tratto di corridoio, svoltarono a destra, sinistra, e ancora a destra, e di lì tornarono indietro: uno schema stravagante, un dedalo da cui sarebbe stato difficile uscire. Enzo si rese conto di aver male considerato la grandezza del fabbricato, da fuori gli era parso meno esteso: l'alta facciata gli aveva celato la vista al resto del complesso. Entrarono in un grande ambiente, dove vi erano strani banconi, pareva un'ex officina. Lo attraversarono fino a giungere davanti a una porta tagliafuoco. L'uomo abbassò la barra e spinse. [...]

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